Le famiglie con un solo genitore rappresentano una realtà in aumento nella società odierna, su 100 matrimoni realizzati, il 50% rischiano la separazione. La famiglia monoparentale, per sua natura contrassegnata da elementi di vulnerabilità e debolezza a tutti i livelli, nell’ odierna congiuntura economica rischia di subire forti contraccolpi con effetti negativi della crisi. Occorre, pertanto, predisporre misure di sostegno e interventi mirati utili a scongiurare situazioni di grave povertà e degrado sociale nel nostro Paese.
La famiglia monoparentale italiana, formata dal un solo genitore, soprattutto donne con figli, composta da conviventi, single, vedovi, genitori soli, nel 2005 si contano 5 milioni di tali famiglie, il 23% del totale (stima Affari Sociali 2007). Persone sole, spesso donne separate o divorziate che si ritrovano a gestire da sole la crescita e l’educazione dei figli minorenni. In molti casi tali donne sono disoccupate a causa di precedenti scelte. Donne 35-45-55 si ritrovano a vivere con i soli alimenti disposti dal Giudice durante la separazione coniugale, altre donne vivono senza alimenti mensili e senza alcun reddito, minando la conduzione, la crescita, e l’equilibrio familiare, in particolare di se stesse, donne senza un futuro che bussano alla porta del datore di lavoro con dignità, ma senza ottenere i risultati sperati a risolvere il quotidiano vivere. Inverosimilmente, la figura maschile ha più facilità nel trovare lavoro, come risulta dalle indagini Istat, e Censis.
La cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) analizzando la situazione delle famiglie monoparentali delle donne sole nel nostro Paese e in altri Stati membri dell’ Unione Europea, hanno aperto una indagine sul loro legame con la povertà. E’ stato rilevato che, questi nuclei familiari rappresentano una sfida per le politiche sociali non più procrastinabile per via del loro aumento all’ esposizione di precarietà e alla povertà, oggi il mondo del lavoro le tiene fuori. Le donne sole, capifamiglia, combinano in effetti, una serie di fattori che le rendono fragili, quali la rottura coniugale, che si trasforma in perdita di risorse per il genitore affidatario e le difficoltà di conciliare vita familiare e lavoro. La vulnerabilità delle famiglie monoparentali è un dato da non sottovalutare, soprattutto nell’ attuale crisi economica.
Quasi il 90 per cento delle famiglie monoparentali sono costituite da donne capifamiglia, costrette a prendere su di sé tutte le responsabilità per fornire il sostentamento e le cure per sé e per la prole, versando in situazioni di indigenza e di emarginazione sociale.
La tipica madre sola è spesso disoccupata oppure ha una occupazione precaria o a tempo parziale, composto da un salario e da una sicurezza del posto di lavoro inferiore alla media. Talvolta, a causa della mancanza di adeguate politiche sociali e istituzionali, sembra che, la madre sola sia deliberatamente disoccupata e che, in alcuni casi, voglia trarre impropri vantaggi dal sistema socio assistenziale. In realtà, con i recenti dati, confermano le donne madri sole rappresentano un settore importante della popolazione a rischio di povertà, a causa della disoccupazione dovuto alle discriminazioni datoriali e dai mancati riconoscimenti protettivi dello Stato.
E che il fenomeno sia in aumento lo rilevano le continue statistiche nazionali, nel 1983 i genitori single erano stimati in 1.371.000, nel 2000 sono diventati 1.787.000 e attualmente si raggiunge il numero di 5 milioni; donne sole, spesso con figli piccoli e senza alimenti o un reddito fisso mensile.
Questa categoria è divenuta socialmente visibile in Italia, queste nuove famiglie sono composte da figli piccoli che hanno all’ origine l’uscita o la perdita del padre o della madre. In Italia, la questione dei genitori soli non sempre è stata affrontata dagli organismi istituzionali preposti con determinazione nel fare fronte almeno nell’ inserimento a lavoro come avviene in alcuni Paesi europei, per dare continuità alla famiglia e di esserlo a tutti gli effetti, senza pesare sulla collettività sociale. Le famiglie con un solo genitore sperimentano con maggiore probabilità condizioni di disagio economico, rispetto ad altre tipologie di famiglie, mostrando altresì una maggiore dipendenza da eventuali sistemi di welfare o di assistenza. Per tali motivi, l’aspetto della percentuale dei nuclei monogenitore è l’aspetto più rappresentativo della cosiddetta (femminilizzazione della povertà).
E’ utile affermare che fino ad oggi le politiche attuale in Italia per soddisfare i fabbisogni delle madri sole intese come soggetti beneficiari siano stati prevalentemente sostenuti dove è stato possibile, dalle amministrazioni locali, per approntare aiuti e sostegno, ma sempre con una frammentarietà, utile a lenire ma non a risolvere completamente il problema della povertà delle donne sole che provengono da un cammino in qualità di capofamiglia, con enormi costi finanziari attualmente ristretti.
Questi nuclei familiari rappresentano una sfida di ogni paese civile per la loro precarietà e alla povertà, un tema al centro delle sfide della Unione Europea, contro l’esclusione sociale, dette famiglie hanno bisogno non di assistenza finanziaria, in quanto non vogliono sostegni finanziari, ma con dignità, esse chiedono un posto di lavoro che gli garantisca una continuità di vita per sé e per la loro famiglia, in quanto non vogliono essere un peso per la società.
Oggi va considerato la maggiore vulnerabilità delle famiglie monoparentali, soprattutto nell’ attuale crisi economica, intervenire per toglierle dall’ esclusione sociale, è un obbligo preciso supportato dalla vigente Costituzione Italiana non più rimandabile, ma è anche un segno di civiltà umana e cristiana nell’ adempiere a tale principio.
La commissione Europea ha segnalato la necessità di orientare le politiche sociali verso i genitori soli e i loro figli attraverso misure di assistenza finanziaria, servizi sociali e una maggiore integrazione nel mondo del lavoro, particolarmente per le figure femminili. E’ evidente che, in una fase congiunturale finanziaria in Italia, i fondi scarseggiano per l’abnorme evasione fiscale, e per il grande deficit finanziario pubblico, ma è anche vero che, è tempo di intervenire attraverso il riconoscimento di queste famiglie italiane naufragate, inserendole nelle categorie protette, attraverso percorsi di formazione lavorativa e successivo inserimento nel mondo del lavoro, del settore pubblico e privato.
Lo afferma la strategia Europa 2020, ovvero il documento che definisce le priorità dell’ Unione Europea per i prossimi dieci anni e che dovrebbe consolidarne la ripresa economica post-crisi, impegna gli Stati membri ad adottare un piano nazionale di riforme volto a dare concreta attuazione agli obiettivi contenuti. Tra gli obiettivi considerati primari è indicata proprio la drastica riduzione delle condizioni di povertà; l’orientamento integrato della Strategia Europa 2020 è di promuovere l’inclusione sociale e la lotta alla povertà e a garantire la sicurezza del reddito per le famiglie monoparentali, oltre per le madri sole e per le donne Over 55, ancora utili per la società lavorativa.
A partire dagli anni novanta, il Parlamento Europeo aveva sottolineato la necessità di portare all’ attenzione della politica questa realtà in mutamento, mediante l’approvazione di importanti risoluzioni tra cui la risoluzione A4-0273/98 sulla situazione delle madri sole e delle famiglie monoparentali è stato più volte al centro dell’ agenda politica e ciò ha condotto alla recente stesura scritta del Parlamento Europeo n. 12/2010 presentata da un gruppo di europarlamentari tale dichiarazione analizza le conseguenze sulla struttura della società e sul benessere economico delle famiglie dovute all’ aumento di divorzi e separazioni, mettendo in evidenza come la crisi dell’ economia globale abbia profonde ripercussioni sulle risorse finanziarie delle famiglie monoparentali, influendo sulle opportunità di studio dei loro figli e di conseguenza, sulle loro prospettive di vita future, in particolare le donne rimaste sole senza un reddito o mantenimento finanziario mensile da parte del partner. Per tali ragioni, l’attenzione politica e legislativa deve incentrarsi sulla predisposizione di misure forti e coraggiose, capaci di incidere a livello economico, giuridico e sociale per il miglioramento delle condizioni familiari che presentano maggiore fragilità delle famiglie monoparentali. Il Parlamento europeo chiede di prestare massima attenzione alla situazione dei genitori soli, dando la priorità rispetto alle considerazioni relative al disavanzo pubblico. Alla luce di tali considerazioni e fermo restando la necessità di predisporre una legislazione organica locale dapprima, e nazionale quale progetto pilota che disciplini e riesamini complessivamente il sistema di tutela e di assistenza in favore dei soggetti più deboli, la presente proposta di legge intende introdurre una normativa semplice ed essenziale che mira a integrare e a migliorare l’ attuale sistema di tutela normativa delle famiglie monoparentali in stato di indigenza, predisponendo l’introduzione delle famiglie monoparentali e le donne sole che versano in stato di povertà senza nessun tipo di reddito mensile ascrivendole nella fascia di categorie protette, per l’accesso al lavoro, al fine di far fronte alle esigenze di base e impellenti delle famiglie monoparentali e delle donne rimaste sole in stato di bisogno.